diGiacomo Valtolina
Il palazzo è stato acquistato per oltre 20 milioni di euro: antica dimora della borghesia milanese, è in fase di restauro. Nel quartiere si levano proteste per i rumori e l'intervento drastico sulle piante:«Spariti improvvisamente 11 esemplari antichi». L'iter autorizzativo e il terreno contaminato
La trivella si avvita nel terreno, laddove prima c’era una quercia, facendo vibrare il marciapiede e i vetri delle case più vicine. Al posto dei rampicanti che coprivano le mura, ora ci sono pannelli di legno di recinzione a proteggere l’incessante lavorio di ruspe e gru. Il filare da cartolina di sette antiche magnolie è scomparso nella polvere, così come la quercia, i due alti tassi e un trachycarpus fortunei (palma tropicale cinese). Resta soltanto un tiglio, isolato e maestoso, alto quasi 15 metri.
C’era una volta il «magnifico giardino» della Villa Crespi, chiamata anche Villa Mondadori, una delle residenze dell’alta borghesia milanese che fanno da perimetro a via Venti Settembre (all’angolo con via Tasso). Come una volta c’erano le scomparse Villa Hoepli e Villa Francetti Frova, e dove ancora oggi ci sono le vicinissime Villa Falck e Villa Borletti, quest’ultima lasciata in eredità da Silvio Berlusconi al figlio Luigi.
La proprietà
Fin dai tempi del piano Beruto — il primo piano regolatore cittadino del tardo ’800 che disegnò questa strada di villini immersi nel verde — i residenti più longevi, qui, sono gli alberi. Sul suolo pubblico, lungo il boulevard, ma anche dietro i cancelli dei privati. Così non poteva passare inosservata la «sparizione improvvisa» di 11 esemplari avvenuta negli ultimi giorni. Né agli abitanti che si muovono sulle rotte interne del quartiere verso largo Quinto Alpini. Né agli agronomi, attenti alla gestione, spesso «allegra», delle piante secolari private. E neppure agli appassionati di architettura, interessati alle sorti di una struttura del 1897, venduta per oltre 20 milioni di euro tre anni fa, in una delle maggiori transazioni immobiliari cittadine degli ultimi tempi, all’uomo d’affari Stefano Alberto Bonfiglio (cofondatore di Stirling square capital partners). Sessant’anni, esperto di investimenti in grandi società, noto alle cronache anche per il suo matrimonio con la rampolla di origini argentine Carolina Gonzalez-Bunster, al quale parteciparono anche Hillary e Bill Clinton, ha deciso di lasciare l’esclusivo quartiere londinese di Knightsbridge per una villa nel centro di Milano.
Le autorizzazioni
Osservando oltre le cesate, anche l’edificio appare in stato di completa ristrutturazione. Tanto da sembrare quasi «sventrato» agli occhi dei residenti dei condomini vicini di via Tamburini, già sul piede di guerra per la durata lavori dal forte impatto sulla loro quotidianità, con i rumori, i cantieri (le impalcature coprono tre delle quattro facciate) e l’ultima accelerata che ha portato ad abbattere gli storici alberi, già colpiti da una serie di «aggressive potature».
Per vedere sorgere il nuovo giardino della villa, bisognerà peraltro aspettare ancora un po’ di tempo. Ricostruendo i percorsi autorizzativi del progetto di ristrutturazione e bonifica avviato dalla proprietà, si scopre che il via libera definitivo all’intervento è arrivato solo pochi giorni fa. Due le contaminazioni del terreno segnalate derivanti dal vecchio serbatoio interrato di gasolio, rimosso nell’ottobre 2022, con le analisi che hanno rintracciato metalli pesanti (piombo, mercurio, zinco), idrocarburi e benzopirene. La conferenza dei servizi — il tavolo che coinvolge i diversi soggetti coinvolti dal progetto aperto tra la fine del 2023 e il 2024 —, si era già conclusa a marzo con esito positivo ma i lavori erano stati bloccati tramite diffida (causa l’assenza dell’autorizzazione paesaggistica in varianza rispetto ad alcuni modifiche subentrate) per poi essere infine approvati il 13 maggio (con inizio lavori dal 21), al termine di un iter burocratico che ha coinvolto Municipio 1, Soprintendenza, Arpa e ufficio Bonifiche dell’assessorato alla Rigenerazione urbana. Tutti pareri ai quali era subordinato altresì il «nulla osta» dell’assessorato al Verde, che non si è opposto all’abbattimento delle undici piante segnalate come «interferenza», per quanto previsto dal piano di compensazione: 19 piantumazioni di alberi di alto fusto, delle stesse specie delle precedenti più altre.
L'«eredità»
Realizzata su progetto neorinascimentale dell’architetto Steno Sioli Legnani per l’imprenditore del tessile Pasquale Crespi — fratello minore di Cristoforo Benigno, il fondatore del villaggio operaio «ideale» di Crespi d’Adda — la casa è stata nel tempo rivisitata in chiave liberty. È una delle pochissime ville milanesi sempre usata come abitazione da un singolo proprietario, anche se con numerosi passaggi di mano. Solo negli ultimi decenni, si contano Leonardo Del Vecchio (che l’aveva acquistata per circa 30 miliardi di lire nei primi anni Novanta), Nicoletta Zampillo (seconda e quarta moglie del «re degli occhiali») assegnataria nel 2000, e l’imprenditore della farmaceutica Nino Martire che la pagò 24 milioni nel 2008 e che la rimodellò nuovamente: 15 camere, 15 bagni, saloni, sculture, spa, palestra e bar. Tutto, oggi, in via di ripensamento. Tutto tra i mugugni dell’intera zona.
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12 giugno 2024 ( modifica il 12 giugno 2024 | 09:51)
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